Giri in MTB sopra Gavirate

Ultimamente sto collaborando con alcune strutture ricettive proponendo guide ed accompagnamenti.

Oggi sono a Gavirate, all’estremità del lago di Varese, a provare alcuni giri ed in particolare le salite a ridosso del paese per arrivare al sentiero n.10, anello che circonda il Campo dei Fiori ad un’altezza media di circa 500 metri. Per mia comodità, invece che partire dal parcheggio a ridosso del lago, lascio l’auto direttamente al Parco Morselli.

E’ il primo pomeriggio di una giornata parzialmente soleggiata con una leggera foschia, la temperatura è ora sui 10 gradi.

Uno dei possibili approcci per raggiungere la parte “alta” è dalla Valle di Pozzolo.

Nella prima parte asfaltata di via Livio Bravo la “via” si presenta: pendenze vicino alle 2 cifre, non da spingere ma da affannare un pochettino. Al Tabernacolo (quota 330- 1,5km) giro a sinistra abbandonando la strada principale che arriva poi alla mulattiera. Il sentiero che imbocco è invece una semi gippabile piuttosto sconnessa, con qualche punto molto pendente, ed essendo nel bosco è a tratti intasata da rami. Arrivato al condotto dell’alta tensione (420m) piego a destra risalendo sul sentiero che congiunge con la Motta D’Oro. La mulattiera è abbastanza percorribile, salvo 3-4 alberi da scavalcare e l’inclinazione severa (mediamente sul 10% con tratti al 20) ma il fondo umido e viscido non aiuta a stare e a rimettersi in sella. Al congiungimento del sentiero giungo in 30’; dopo aver ripreso fiato - ho fatto per ora 3 chilometri e mi trovo a quota 550 - continuo nella salita, sebbene una pianta caduta ostruisca immediatamente il passaggio e ponga dubbi sull’opportunità di proseguire. La risalita al Poggio della Corona è dura e quasi costante. Dopo mezzo chilometro, a quota 570, bisogna affrontare la parte finale, gli ultimi 150 metri ma in piedi, 60 metri di dislivello, fondo ancora parzialmente ostruito. Mi chiedo se vale la pena spingere o affrontare il portage con la bici in spalla. Ancora uno sforzo e ..ci sono! Sono 45 minuti dall’inizio per 350 metri di dislivello complessivo. Il navigatore mi dava 20 minuti, fattibile forse senza alberi e per me con l’elettrico. Cerco di godermi questa giornata soleggiata e nemmeno troppo fredda. Il tratto conosciuto sulla dorsale mi rasserena, fra poco raggiungerò il sentiero 10 che è lì poco sotto.. Mi fermo ancora per un paio di foto verso la fonte di Caddè, arrivo quindi alla cascina nella piccola radura illuminata da raggi invernali.

Ci sono un paio di brevi varianti che mi stuzzicano ma il programma che ho in mente mi impone di non soffermarmi troppo. Devo arrivare alla Motta d’Oro, zona con stagno e relativa montagnetta situati un centinaio di metri più in basso. C’ero già passato quest’estate prendendo una mulattiera scassatissima poco avanti che aveva messo a dura prova qualcuno del gruppo in uscita; ora invece devo provare la DH, la Diretta a partire dall’acquedotto. La discesa è impegnativa, sia perché non la conosco, sia perché il bagnato ha reso il terreno fangoso e molto scivoloso. Numerosi appoggi, qualche drop, sali e scendi, qualche pietra da fare attenzione...non è da principianti ma si può fare, specialmente da riprovare con un fondo diverso da quello di oggi. Alla Motta proseguo con attenzione e cautela nella discesa sulla stretta mulattiera calcarea fino ai 370 m del Parco Morselli. Decido di rinviare il passaggio al Lazzareto lì vicino, per soffermarmi nella piccola area verde attrezzata per pic-nic ubicata poco sopra il paese, da cui si ha una splendida visuale sul lago e le Alpi (con il bel tempo). Scendo infine per gli ultimi 60-70mt dal zig-zag ormai sull’erba (per le persone ci sono anche le scalinate) pensando quanto possa essere impegnativo rifarlo all’incontrario. Arrivo al parcheggio sottostante dove ho lasciato l’auto, ci ho messo venti minuti per la discesa ed è ancora presto per tornare a casa.

Decido di provare un’altra via che ho studiato sulla carta per salire la montagna. A malincuore quindi prendo la provinciale verso Comerio, fortunatamente dopo qualche centinaio di metri prendo via Orocco, una parallela secondaria meno trafficata che ha solo lo svantaggio di essere un po' più in pendenza. Evito il ritorno immediato al Parco Morselli da via Sassello e ad una decina di minuti dalla partenza mi innesto nello stradino a fianco del Parco Laugier. Trovo un cancello aperto e affronto uno sterrato in media pendenza che permette di risalire fino al laghetto della Motta d’Oro. In 10 minuti sono al bivio prima dello stagno, volto a sinistra e proseguo per altri 10 minuti fino alla cima della Motta (520m) dove il rudere del casino di caccia si erge mestamente.

IL CASINO DI CACCIA DEL BARONE

IL CASINO DI CACCIA DEL BARONE

La zona boschiva permette di intravedere il panorama solo in questa stagione, peccato. Sono le 4 e un quarto e incomincia a fare freddo, ancora qualche foto e si scende...Passato il laghetto mi dirigo sul sentiero che avevo percorso un paio d’ore fà per il Poggio Corona. Fortunatamente devo risalire di poco, e trovo subito a sinistra la mulattiera che scende costeggiando la Valle di Pozzolo. Anche in questo tratto debbo prestare attenzione, la pendenza è sensibile, massi smossi, rocce appuntite, fondo scivoloso che impongono prudenza; non è un problema se ci metto qualche minuto in più, il tramonto è ancora lontano. Sicuramente impegnativo, freni a contrastare e gambe ad ammortizzare. Qualche volta il piede giù garantisce l’incolumità. Giunto in 5’ al bivio del Tabernacolo mi conforto della scelta che avevo fatto per la salita. Questo tratto, pur essendo decisamente più pulito, è fortemente pendente e il fondo smosso è un problema anche per un e-bike. Finché non puliranno, per salire conviene passare da Comerio o Barasso.

Scendo in Gavirate ed esploro infine un passaggio vicino alla stazione, purtroppo è confermato che la strada è chiusa e per tornare al parcheggio devo riprendere la provinciale. Arrivato fermo il ciclo computer. Oggi non è giorno da chilometri, in totale 15 in due giri, però più di 600 metri di dislivello in un paio di ore di pedalata. Sono contento perché ho fatto dei tratti nuovi ed ho potuto verificare quelli programmati preventivamente sulla mappa. La realtà è sempre più complessa, dei fattori temporanei quali le condizioni meteo, possono determinare una differenza sostanziale nella percorribilità dei sentieri e quindi il potersi gustare appieno una gita.

Una guida professionale, con la conoscenza personale e diretta del territorio, può consigliare il percorso più adatto per le condizioni del terreno e le capacità dei partecipanti. Pensateci quando affrontate un nuovo percorso. Buone pedalate!

paolo Gaglione