Come organizzare una gita in Mountain bike
In questo piccolo compendio valuteremo alcuni aspetti che incidono nell’organizzazione di una escursione in MTB. Come noterete le variabili sono molte e si intrecciano fra loro. Iniziamo quindi con il preambolo che una buona conoscenza del territorio è di grande aiuto per valutare le possibili alternative.
a) La meta
Dove andare? L’itinerario ideato presuppone tendenzialmente un giro ad anello, ovvero la partenza ed il ritorno allo stesso posto, possibilmente per vie differenti.
Innanzitutto, occorre considerare e valutare la distanza che i vari partecipanti devono affrontare per arrivare al punto d’incontro, nonché il tempo per l’approntamento personale (es. scarpe) e del mezzo (es. scarico bici dall’auto). Questo tempo sarà più o meno equivalente (magari cambiano le condizioni di traffico) rispetto alla fase finale di rientro.
Definito quindi l’orario massimo di partenza e arrivo a casa rimane il tempo disponibile per il giro. L’eventuale tempo di “ristoro” (a metà o fine escursione) è da includere e sommare a quello della pedalata, oltre ai minuti dedicati a soste varie (foto, rifornimento acqua, rilascio liquidi, imprevisti etc..). Tendenzialmente prevedete 5’ di sosta per ogni 15-20’ di pedalata.
Es. partenza da casa ore 13. Ritrovo ore 14. Partenza giro ore 14:15 Ritorno ore 17:30 Partenza per casa ore 17:45 rientro a casa 18:45 Tempo per escursione: tot 3h15 di cui soste 45’ pedalata 2h:30 Totale 5h45.
Non avete tutto questo tempo? Comprimete le fasi (preferibilmente scegliendo una meta più vicina).
E’ fondamentale quando si è in gruppo di rispettare gli orari, il ritardo di un componente pregiudica il tempo disponibile per tutti gli altri. Il tempo di scarico/vestizione è soggettivo, se uno è lento si prepari ad essere al ritrovo prima degli altri.
Il giro deve inoltre prevedere delle possibili “vie di fuga”, ovvero la possibilità di rientrare prima accorciando il percorso. Questo per diversi motivi: condizioni climatiche (es. temporale), guasti tecnici, problemi fisici o esigenze ed urgenze personali (es. la fidanzata che ha bucato).
b) Lo “spirito” della gita
Una volta definito che ci si vuole spostare per un tot in macchina e stare “in bici” X ore occorre proporre il tema o scopo principale. Si vuole fare una gita panoramica, non si vogliono fare salite impegnative, si vuole stare nel bosco o in zone aperte, si vuole ridurre l’asfalto al massimo, si vogliono vedere siti, borghi, luoghi?
Se si ha la fortuna o possibilità di conoscere i partecipanti della gita si potranno valutare meglio i tempi da dedicare alle soste, le difficoltà affrontabili, i dislivelli gestibili, le aspettative.
Dalle necessità desiderata e vincoli emersi si possono quindi individuare possibili mete coerenti con i tempi di spostamento ed escursione precedentemente definiti.
Anche in questo caso, quando si è in gruppo occorre “mediare” un po' i propri desideri con quelli degli altri, la rinuncia momentanea sarà senz’altro ripagata in altra occasione. Chiaro che se la gita prevede limiti fisici estremi occorre evidenziarli e nel caso rinunciare al giro se non si può abbassare il livello tecnico/atletico generale. In alcuni casi, una bici elettrica può ridurre gli sforzi consentendo la partecipazione.
c) Le condizioni meteorologiche
Specialmente se si decidono uscite a “medio” raggio occorre verificare e monitorare l’evoluzione del tempo. In pochi amano pedalare sotto la pioggia, è inutile prevedere una gita “panoramica” in una giornata uggiosa. In caso di tempo instabile oltre alle varianti per accorciare il percorso, è opportuno avere un piano B ovvero un’alternativa più vicina che magari ci consente di goderci almeno in parte l’uscita programmata nella giornata.
La meta è anche soggetta alla variabile climatica: escursioni in montagna, piuttosto che in zone dove il ristagno d’acqua è notevole, oppure su sentieri che diventano torrenti possono essere condotte in serenità e sicurezza solo quando gli eventi atmosferici previsti o passati lo consentono. Lo stesso vale per sentieri o sterrati molto esposti, in caso di caldo e sole sono da evitare in particolare in certi orari.
Specialmente in caso di instabilità occorre prevedere equipaggiamento idoneo, quindi mantelle antipioggia o maglie supplementari ma anche l’asciugamano e il ricambio (calze, pantaloni, maglia) da lasciare in auto.
d) L’itinerario
Andare in una zona “sconosciuta” (o almeno in parte) implica non potersi affidare sull’esperienza diretta. Forse i suggerimenti e consigli di qualcuno che conosce il posto possono aiutare, ma non sempre si hanno i contatti “giusti” o notizie “fresche” e l’individuazione dei punti di attenzione è spesso ardua. Lo studio della mappa diventa fondamentale, gli strumenti di pianificazione del tragitto aiutano nell’individuare le soluzioni “migliori” per limitare pendenze o accorciare la strada. Guardando bene la carta e la morfologia del terreno possiamo prevedere i punti critici o momenti di pausa e valutare alternative utili in caso di abbandono del tracciato definito.
Ma la maggior parte degli strumenti, a parte qualche versione super professionale, manca di indicatori specifici e puntuali (es la pendenza media è definita in tratto, magari la salita/discesa è concentrata in un piccolo segmento) ogni variazione “momentanea” causa caduta alberi non è segnata, i mini avvallamenti o le micro tortuosità non si notano, alcune volte i sentieri sono bloccati da recinzioni di proprietà private, la percorribilità di guadi su torrenti e ruscelli è soggetta alla stagione o perturbazione momentanea, l’ incontrollata crescita della vegetazione (rovi, ortiche) può compromettere seriamente la viabilità, la definizione del terreno “naturale” o “alpino” rimane generico rispetto al reale stato di presenza di radici, sassi smossi, pietre, rami e ramoscelli. Infine un fondo viscido, secco o appesantito può variare notevolmente la percorribilità sia in termini di tempo che di fatica.
In pratica a seconda del grado di allenamento, della tecnica dei partecipanti, dalla pendenza affrontata e da alcuni dei fattori sopraelencati possiamo viaggiare ad una media di 13-16-19 km/h (+/-2) e quindi è opportuno che i km totali rispetto al tempo a disposizione possano rientrare in questi parametri.
Comunque pur avendo speso del tempo sulla mappa per definire il tracciato che avete poi caricato sul GPS, quello che troverete sarà comunque una sorpresa. Vi inoltrerete con un misto di ansia e timore, sperando di trovare una situazione compatibile con le vostre capacità e aspettative. Non dimentichiamo poi il settaggio dello zoom applicato al display: se lo restringiamo molto a 100-200 metri perdiamo di vista la direzione generale e l’area di riferimento, se viceversa lo lasciamo a 500 metri perdiamo la sensibilità e visione nelle svolte dove si intersecano più sentieri rischiando di prendere quello sbagliato e di dover tornare indietro dopo qualche decina di metri. Il problema è che per variare lo zoom bisogna lasciare almeno una mano dal manubrio e se non ci si ferma non è molto agevole…Bisogna poi saper riconoscere sul terreno quello che ci viene mostrato dal display (es. radure, bosco) per poterci orientare anche nel caso il sentiero tracciato sia ostruito, in tal caso la pratica è la migliore alleata.
Queste possibili difficoltà che immancabilmente si presentano sul cammino sono compensate dalla soddisfazione nel riuscire a superare gli imprevisti e di scoprire nuovi posti ed ambienti che probabilmente susciteranno in voi la voglia di tornarci.
e) Il mezzo e l’equipaggiamento
Un’ultima nota. Una bella gita si conclude senza intoppi e infortuni ed è per questo che una corretta manutenzione del mezzo è indispensabile per renderlo efficiente ed affidabile, mentre accortezza e indumenti “di protezione” aiutano a contrastare insidie e pericoli. Non parliamo di cose basic (casco, pantalone con fondello, termica quando è freddo..) ma di piccoli accessori come un paio di calze più lunghe, guanti, maglia lunga, bandana che possono fare la differenza contro insetti, spine, rovi, calura..
Se il gruppo è “sprovveduto” o “arretrato” non rischiate: una bicicletta con gomme lise non potrà mai fare con serenità un tracciato in pietriccio, è inutile attraversare una “selva” con scarpe senza calze e pantaloncini corti. Bisogna per forza adeguarsi alla situazione e scegliere itinerari più semplici e fattibili possibilmente informando circa i vantaggi di un appropriato equipaggiamento. Meglio se in anticipo.
autore: Paolo Gaglione