Dorsale del Verbano
Quindi dopo un po' di tira e molla, di adesioni e defezioni, di dubbi e tentennamenti siamo pronti.
Ho studiato la mappa e tracciato alcuni percorsi il giorno prima, per poter scegliere la soluzione che più ci aggraderà al momento. Ho anche condiviso gli itinerari, ma nessuno, come al solito, si è preso il tempo di guardarli, sempre credo confidando nella mia creatività ed attenzione.
Siamo a Colazza a metà mattina, inutile fare una levataccia tanto abbiamo già deciso di stare in giro fermandoci anche a pranzo e poi dobbiamo lasciare il tempo all’atleta del gruppo di raggiungerci dato che è partito da casa sua in bici. Alla fine siamo in 4, un caffè e si parte, direzione Sass del Pizz. L’idea di massima è poi di scavallare il versante e scendere fino ad Armeno per rifocillarsi, quindi riprendere e risalire la dorsale facendo un paio di trail e chiudere il giro su una delle belle discese preparate dai Lupi del Cornaggia.
La strada che dai 560 metri ci porterà a ridosso degli 800 inizia soft, costeggiando il Terzago e poi il riale Tiaschella ai margini di Fosseno. Nei pressi dell’agriturismo imbocchiamo il VF3 ma subito abbandoniamo la forestale per risalire – a spinta - un tratto della DH Sex-ty, 10 minuti HARD, 80 metri di dislivello in 500 metri con pendenze fino al 30°. Ora abbiamo la sicurezza che - in discesa - è proprio un bel tracciato. Ci agganciamo quindi al VF2 che in un quarto d’ora, immerso nel bosco fra valloni impervi, ci porta a 800 metri, con solo qualche tratto più ripido su pietra un po' viscida. Al bivio scendiamo quindi una cinquantina di metri per raggiungere il Sass del Pizz, stupendo balcone panoramico che oggi - per la calura opprimente – permette solo una visione molto offuscata.
I primi 7 km sono andati, ora affrontiamo il sentiero Novara fino al Giogo del Cornaggia poi continuiamo a risalire sulla dorsale V fino a 880 mt aggirando il Torraggia; sempre fondo roccioso un po' sconnesso, solo brevi tratti sopra il 10%. Quindi una decina di minuti in discesa in canaloni di roccia scavati impongono cautela fino all’incrocio con VF4 (per versante Lago Maggiore) ed a destra semi nascosto c’è il sentiero che prenderemo, il VS5 verso l’Alpe Boccioli. Il tracciato è abbastanza visibile ed agibile e salvo un paio di punti “fuori rotta” in una mezz’oretta scendiamo di 250 metri fino alla confluenza tra il rio Valdorero e L’Agogna, nei pressi dell’abitato dell’Alpe Cavagnino dove la pendenza – fortunatamente negativa - è particolarmente sensibile (>15%). Siamo quindi ai margini inferiori di Sovazza, la SP39 in poco meno di 3 chilometri ci porta ad Armeno dove salutiamo l’altleta che rientra diretto a casa (farà 80 km in totale). Noi invece abbiamo individuato un piccolo agriturismo nella parte superiore del paese, e alle 12 in punto ci presentiamo “a sorpresa”. I richiami delle anatre e pavoni si mescolano alle campane, i cani si muovono svogliatamente all’arrivo dei clienti. Un momento tranquillo al fresco all’ombra del pergolato, cibo semplice e sano per reintegrare le forze, cortesia e simpatia dai gestori.
Ci rialziamo dal tavolo con l’obiettivo di stenderci un po' sul primo prato, appena fuori la fonte fresca riequilibra i liquidi mixando la birra ingerita durante il pranzo. Seguiamo il Rio Ondella fino al campo di motocross, poi riprendiamo la SP in discesa e attraversiamo l’Agogna in località Americano. Qui dovremmo prendere il sentiero VS2 per risalire all’Alpe Cascinone e scendere poi dal Trail della Scaletta, ma la digestione appena innestata consiglia SLOW MOTION e quindi voltiamo a destra seguendo l’Agogna, nel primo tratto incavato in un canyon, poi più ampio comunque pianeggiante fino al piccolo centro di Pisogno.
La breve sosta al lavatoio consente di rinfrescarci e rivedere la mappa, innesteremo il percorso originario poco più avanti, nei pressi di Pezzasco e del mte Bargheja, dove si inizia la risalita con un piccolo strappo iniziale nel bosco verso Milanetto. Riprendiamo l’asfalto poco frequentato e in frazione Tabarino sfidiamo nuovamente la forza di gravità e le nostre forze spingendo le bici fono al Mirabello (60+ in 250 mt) per giungere poco dopo con meno sforzo nella frazione Cassano, dove la chiesa di San Giovanni Battista si integra nell’abitato con un affaccio sulla vallata che nasconde il lago d’Orta.
E’ passata quasi un’oretta dalla sosta pranzo ed abbiamo percorso circa 8 km, ormai manca poco alla fine del giro. La variante del Nibitt poco sopra Pecorino la lasciamo per una prossima volta, ci agganciamo subito più a monte sulla dorsale V ora in direzione Cappella del Vago, un paio di tornanti e la forestale a quota 700 ci porta alla capanna ed alla fontana ristoratrice.
L’ultimo sforzo di meno di 2 chilometri e 90+ ci consente di raggiungere il bivio sotto il mte La Guardia dove iniziano i Trails che scendono a Colazza. Quest’ultimo tratto appare più omogeneo che in passato, meno scavato e più fluente. Scendiamo sul percorso della Rana, piuttosto tecnico e da prendere con cautela su alcuni passaggi. Ho già raccontato di questa discesa, non mi dilungo ulteriormente.
Finiamo il tour passando dalla fonte sotto al cimitero, ancora acqua fresca e salutare!
E’ metà pomeriggio e non c’è in giro un’anima, forse per i 32 gradi e il refolo di vento a singhiozzo. Qui di solito è un andirivieni di mezzi e bikers, oggi il tutto sembra essere dedicato solo a noi. Pulite e caricate le bici, risciacquati e cambiati, l’ultima sosta al bar della piazza felici e soddisfatti.
Impressioni recenti, ricordi e già a programmare le prossime uscite. Never End.
Autore: Paolo Gaglione