Al Barro!

Al solito la domanda sulla chat la sera prima è rimasta senza risposta. Ed in fondo è semplicemente chiedere un’indicazione per prepararsi ed organizzarsi…

Ma no, la destinazione la si decide al momento, in base agli umori, al tempo, agli orari di rientro, alla voglia di cazzeggio, all’assortimento del gruppo ed altro. E questa mattina la parola pronunciata è stata pesante e dura come un macigno: BARRO.

E ’sempre una battaglia questa scelta, perché in fondo non è proprio una semplice passeggiata, i numeri di circostanza – 53,6 km, 886 metri di dislivello, 3h 15 di pedalata - sono lì a testimoniare l’impresa di questa mattina.

Il Barro, monte che sovrasta Invorio, richiede non solo una bella giornata non troppo calda o a rischio precipitazione, ma impegno e sudore, volontà, forza fisica e mentale. Il Barro inoltre non è mai da solo, si accompagna normalmente a Colazza, nota località sopra Meina provvista di svariati trails e possibilità di bici a noleggio (molte elettriche) per gli amanti di downhill.

Quando si parte ancora non si sa la via di attacco. Il giro classico, più duro, prevede la salita sul Barro poi tutta la dorsale fino alle cappelle del Vago, poi ancora su a ridosso del monte La Guardia per poi scendere a Colazza da una delle tre discese preparate per farci divertire alla grande.

L’alternativa è il giro inverso, nel qual caso l’avvicinamento a Colazza avviene da un sentiero nei pressi di Sant’Eufemia, dopo Oleggio Castello per spuntare tra Invorio Superiore e Ghevio e qui decidere se salire dalla parte più diretta e ripida (Ghevio) o risparmiarsi un pochettino e farla “larga” da Invorio.

Questa mattina abbiamo valutato che il sentiero, che segue un ruscello, potesse essere alquanto fangoso, dissestato e molto selvaggio (piante e rovi cresciuti) e quindi abbiamo optato per la scelta classica, da veri uomini.

Tralascio i dettagli che da Sesto Calende ci hanno portato in circa 1 ora e 15’ a Invorio passando dai bellissimi Lagoni di Mercurago, unico pezzo affrontato off-road nei primi venti chilometri di strada e circa 250 metri di dislivello. Dopo la sosta caffè e un paio di chilometri dove si intravede la criniera che percorreremo, siamo carichi per affrontare la salita al Barro, che presenta nei primi 300 metri di sentiero un’agghiacciante pendenza del 18% su fondo spesso viscido e scivoloso. Se superate questo primo tratto senza scendere avete vinto la vostra prima medaglia da appuntare fieramente sul petto e non vi rimane che stringere ancora i denti perché la strada “gippabile” continua a salire. Il gruppo si è sgranato, davanti gli “atleti” sono scomparsi dopo un paio di curve, dietro chi arranca, io e il mio compagno di sudata avanziamo costantemente incoraggiandoci a vicenda. A 560 metri e un paio di chilometri dall’inizio della arrampicata siamo finalmente alla deviazione della madonna del Barro, poco prima dell’imbocco della difficile discesa della Bisa Bosa; si prosegue sulla destra per una decina di minuti sulla dorsale con qualche tratto in piano o anche lieve discesa per rifiatare appena un po' fino all’abitato di Pecorina, poche case abbarbicate sul versante est del lago D’Orta a circa 600 metri da cui si gode di uno stupendo panorama. 

Mentre ci riforniamo d’acqua alla fonte pochi metri sotto il bivio che porta alle cappelle del Vago i nostri inseguitori ci sorpassano, ma noi non ce ne siamo accorti e incontrando un Elettrificato che sale dal sentiero chiediamo notizie dei “ritardatari”. “Sono indietro di parecchio” è la risposta e dopo dieci minuti senza vederli proviamo a chiamare ma il telefono non prende. Riprendiamo la marcia, tanto sappiamo dove trovarci, ma il dubbio è che possano aver mollato ed essere tornati indietro, o che abbiano avuto qualche problema tecnico. Lo squillo che sentiamo a metà dello sterratone in salita ci rassicura, ma quando scopriamo che gli altri si sono già riuniti alle Cappelle e siamo diventati inseguitori dobbiamo accelerare il passo e usare tutte le energie che avevamo recuperato nei pochi minuti di sosta. Arriviamo anche noi alle Cappelle (ultimo chilometro pianeggiante) a 2 ore dalla partenza, siamo a quota 680 metri e proseguiamo senza fermarci neanche per l’acqua avendo fissato il nuovo rendez-vous prima della discesa.

Gli ultimi 10 minuti si snodano in circa un chilometro e mezzo, anche qui rari momenti in piano e salita non troppo dura ma continua per guadagnare altri 100 metri, un fondo con rocce e sterrato tutto piuttosto sconnesso.

Infine ci ritroviamo fra sfottò vari ed imprecazioni, un breve momento per rifocillarsi e poi giù per la prima parte della discesa. Dopo poco si arriva alla triforcazione dove si decide quale pista affrontare, per noi oggi è La Rana!

Il dislivello negativo di 150 metri si alterna tra parti scorrevoli e passaggi dove le tracce scavate impongono traiettorie attente ed equilibrismi raffinati. In effetti dei tratti a volte molto pendenti richiedono sia predisposizione che un minimo di tecnica e l’amico aggregato - complice anche il ricordo di una spalla scassata in precedenza - decide di accompagnare la bici a mano in qualche passaggio interrompendo il magnifico flow. Tra un paio di lunghi e qualche appoggio estremo dopo pochi minuti siamo tutti in fondo, senza danni e anzi con un gran sorriso.

Il sole è alto, abbiamo fatto 30 chilometri e ora dobbiamo rientrare velocemente per pranzo. Si riempie la borraccia alla “fonte miracolosa” di Colazza e si prosegue la discesa forsennata su asfalto fino a Ghevio giù per altri 150 metri. Da quì non potevamo che aspettarci di fare un ultimo sforzo risalendo a 425 metri a Montrigiasco per la SP110, poi direzione Sant’Eufemia e Oleggio Castello percorrendo però il sentiero della cascina Incocco che fatto in discesa è decisamente meglio dato la pendenza iniziale del 10%.

Dopo Oleggio – siamo al km 40 in circa 2H:30 - rientriamo solo per un breve tratto nel Parco dei Lagoni, poi riprendiamo la SP89 fino a Comignago. Superata la cascina Bergamino nella parte inferiore del parco, la SP 30 prosegue in marcata discesa fino a cascina Malpensa. Da quì il solito via Mulini – Beati – Riale ci riconduce in 15 minuti al Sempione ed a Sesto. 

Anche oggi è andata splendidamente, è stata dura ma la soddisfazione compensa la grande fatica affrontata. Ci spiace per gli amici che non erano con noi oggi, però di Barro non ne parliamo nelle prossime settimane!

Paolo G.

Stefano Sacchelli